lunedì 13 maggio 2019

Il carnevale della vita di Debora Cappa (commento e intervista)

Ciao a tutti!
Oggi voglio rendere più piacevole questo uggioso lunedì con il mio articolo!
Nella prima parte dell'articolo parlerò della raccorta di poesie “Il carnevale della vita”, mentre nella seconda parte ci concentreremo sull'autrice (Debora Cappa) e l'intervista.

TITOLO: Il carnevale della vita




AUTRICE: Debora Cappa

GENERE: Poetico

PREZZO: 8 euro

BREVE COMMENTO:
Il carnevale della vita è una raccolta di poesie che non possono non emozionarti.
Ogni poesia è ricca di figure che la rendono “reale” e aiutano il lettore ad immedesimarsi e ad emozionarsi.
Ho letto delle poesie in questa raccolta che mi hanno davvero colpita e fatta innamorare ma anche alcune non mi sono piaciute particolarmente (ovviamente è una cosa soggettiva).
Non sono un'esperta di poesie e vado molto a sensazioni ,oggi voglio consigliarvi quest'opera perché me ne ha lasciate di positive.

VOTO:3/5

Chi è Debora Cappa?



Debora Cappa è nata a Pescara,dove ha compiuto gli studi classici. Ha pubblicato diverse raccolte di poesie tra cui “Il Carnevale della vita”.Numerosi i premi ,gli attestati e i pregevoli riconoscimenti della Critica.

Ecco a voi le domande che ho fatto alla nostra autrice:

1. Perché ha cominciato a scrivere?
Ho cominciato a scrivere perché per me è sempre stato un bisogno ancestrale,
che mi ha condotta ad esplorare le potenzialità racchiuse nell’uso della parola
poetica. Esso si è manifestato fin dalla più tenera età come incanto per racconti sia
reali sia fantastici.
Tale naturale propensione è stata successivamente rafforzata dagli studi classici, che
hanno incentivato la mia passione per la letteratura greca e latina, italiana e straniera
nonché per il gusto del “bello” e dell’arte in genere.

2. Quando ha deciso di voler diventare una scrittrice?
Ho deciso quando ho sentito il bisogno di intraprendere un percorso introspettivo,
che mi permettesse di approfondire la conoscenza di me stessa, quindi degli altri e di
ciò che ci circonda, attraverso la consapevolezza acquisita del vivere.
A tal proposito ricordo le parole di Arthur Rimbaud:”Il primo studio dell’uomo che
vuole essere poeta è la conoscenza di se stesso”.
Alla poesia mi sono dedicata poi, in seguito al bisogno di esternare sensazioni e
riflessioni, sentimenti e considerazioni, collocandoli dapprima in un percorso
introspettivo, che ho voluto custodire gelosamente, senza condividerlo con nessuno.
Solo in una seconda fase, dopo alcuni anni, mi sono lasciata convincere, aprendo così
uno spiraglio sul mio mondo interiore, a far conoscere pensieri in versi su esperienze
vissute in modo diretto ed indiretto.
Ho ritenuto che la poesia fosse il modo migliore per farlo, in quanto essa è dotata di
una particolare immediatezza. In pochi versi infatti può racchiudere significati
profondi e variegati.
Credo in aggiunta che possa svolgere una funzione etica, restituendo la giusta dignità
alle nostre vite.
E’ per di più talvolta pura evasione, rifugio all’incomunicabilità, che attanaglia le
nostre esistenze, visto che la solitudine, a mio parere, è il male del secolo.
Scrivere versi, a mio avviso, è come tentare di fermare in quell’attimo l’indefinito
che fa brillare d’eterno il finito e lambire così il ponte dell’ irraggiungibile.

3. Cosa significa scrivere oggi, e cosa significava agli inizi?
Significa scontrarsi con molte difficoltà e variabili, in quanto la poesia per radicato
luogo comune è spesso considerata ostica, datata, d’élite.
La società odierna inoltre, superficiale, frivola, distratta da mille fatui interessi, ci ha
fatto abituare al culto dell’apparenza, all’ostentazione dell’esteriorità, alla ricerca
della fama immediata, alla mortificazione dell’essenza in nome di una mercificazione
totalizzante, una sorta di consumismo, che investe perfino i sentimenti e sembra
favorire un livellamento culturale, un’atrofia del pensiero.
Significa dunque, secondo me, essere animati da un misto d’incoscienza e d’amore,
ancor più se si compone in versi.
Si evince quindi che la poesia è un genere penalizzato, mentre godono ovviamente di
maggiore fortuna scritti d’intrattenimento leggero.
Ho potuto riscontrare però interesse ed entusiasmo da parte di numerosi giovani a
proposito dei miei versi. I loro commenti mi hanno fatto veramente piacere e perciò
ritengo che la poesia possa essere apprezzata nella giusta misura in un prossimo
futuro, mi auguro non troppo lontano.
Se da una parte dunque riscontro curiosità ed ammirazione dai lettori, dall’ altra,
anche a detta di molti miei colleghi, le difficoltà spesso sono poste da certi editori che
preferiscono lucrare sui sogni degli autori e che infettano l’intero settore in vari modi.
Anni di esperienza per fortuna servono a non cadere in trappole, seppur finemente
congegniate, perfino travestite da seria editoria non a pagamento.
Le opere valide inoltre non sempre vengono supportate, in quanto non usufruiscono
di un impianto pubblicitario adeguato, che, seppur apprezzabile, tende ad essere
fagocitato da tutto il resto.

4. Qual è il suo pubblico ideale? A che lettore pensa quando scrive?
Non ho né preferenze né preclusioni circa un ipotetico lettore, che spero si lasci
guidare nel cammino ideale dentro e fuori se stesso.
Il poeta potrà essere ascoltato e capito, magari anche apprezzato, ma solo da chi avrà
la tenacia e la voglia di non farsi limitare, nel senso più ampio del termine.
Quando scrivo dunque non penso ad una persona specifica, ma mi faccio trasportare
dall’ispirazione. Tutto ciò che colpisce la mia sfera emotiva, ancor più se induce
all’introspezione, diventa potenziale spunto per le mie composizioni poetiche.
L’ intento che in ogni caso mi prefiggo sempre di raggiungere è di concepire in veste
universale.

5. Il suo scrittore o la sua scrittrice preferita/o?
Nella mia libreria trovano sempre posto autori e specie poeti che per svariati motivi
ammiro.
Sono attratta in particolare dai poemi epici di Omero, dalle tragedie di Eschilo,
Sofocle ed Euripide, dalla poesia virgiliana, dai Carmina di Catullo, dall’elegia di
Ovidio, dai sonetti di Dante e del Petrarca, dalle odi del Foscolo, dagli scritti poetici
del Leopardi.
Non escludo di certo il romanzo storico I Promessi Sposi del Manzoni, la cui prosa,
in molti passi, è poesia vera e propria, le novelle ed i romanzi del Verga, le liriche
dannunziane, i testi di Pirandello ed ancora tante altre opere italiane e della letteratura
francese come quelle di Dumas padre e figlio,Victor Hugo, Émile Zola, Edmond
Rostand, inglese in particolare quelle di William Shakespeare, George Byron, Mary
Shelley, Jane Austen, Emily Bronte e Emily Dickinson, russa come i capolavori di
Fëdor Dostoevskij, Lev Tolstoj e Anton Čechov.

6. Cos'è che la ispira maggiormente quando scrive?
L’ispirazione, per quanto mi riguarda, trae linfa vitale dalle emozioni e da tutto ciò
che colpisce la mia sensibilità, ancor più se induce all’introspezione.
Condivido pertanto l’opinione di Edoardo Sanguineti:”Uno sguardo vergine sulla
realtà: ecco ciò che io chiamo poesia”.
Anche a mio avviso la poesia della vita va riscoperta tramite la lente di
ingrandimento della semplicità, dello stupore,della curiosità, dell’incanto.
La mia poetica è molto personale, nasce dal desiderio di esprimere la mia essenza,
dalla necessità di interagire e di comunicare liberamente.
Ho sempre cercato di non ispirarmi a nessuno, considerando inarrivabili sotto vari
aspetti gli autori che ammiro.
La critica tuttavia, con mio grande orgoglio, ha rilevato nelle mie liriche paralleli con
Pindaro, Saba, Ungaretti, Montale, Calvino. Mi ha definita quasi una pittrice
impressionista non solo per le descrizioni paesaggistiche multiformi e variegate, ma
soprattutto per gli imperscrutabili e mutevoli moti interiori dell’animo umano
minuziosamente descritti.
La mia connaturata propensione per l’arte inoltre mi porta da sempre ad estendere
preferenze e curiosità anche ad altri campi, quali quello della musica, della pittura,
del teatro, del cinema, della danza e della fotografia.

7. Tra le poesie che ha scritto qual è la sua preferita?
Non c’è una poesia in particolare a cui mi senta emotivamente legata in assoluto.
Le mie preferenze variano di volta in volta, in base ai periodi, agli umori, agli stati
d’ animo…
Al momento, potrei tuttavia menzionare “Sfiorar l’Anima“ e “Pensieri”, incluse
nella mia opera prima “Il Carnevale della Vita”.
In un periodo storico in cui precarietà e mercificazione imperano su tutto, perfino sui
sentimenti, vorrei potesse essere salvaguardato ciò che in essi c’è di divino e di
eterno, per non farci condurre all’autodistruzione globale.
Sfiorar l’Anima
La luna
appoggia
il suo profilo
d’accecante purezza,
sul mantello
blu notte,
che l’avvolge
in un abbraccio
di protezione
infinita,
eterno
come solo
sa essere
il sogno dell’ Amore,
quando sfiora
due anime
elette.

L’imperare oggi di leggi ciniche ed asettiche rende rischioso pensare e dunque
rivelare una personalità nell’era dell’apparire e dell’apparenza.

Pensieri
Quale maschera,
dimmi,
ora vuoi che indossi?
Quella del compiacimento,
della gioia
o del dolore?
Magari del rancore?
Eppur non sono un attore!
Muovi, a tuo piacimento, tra le dita,
con soddisfazione infinita,
i fili d’un burattino
costretto a far la riverenza,
segno che lusinga
la tua potenza.
Ma
dei miei pensier
non potrai mai coglier
il profumo della
libera essenza.

8. Quanto c'è di personale nelle sue poesie?
Non uso la poesia per parlare di me stessa , in quanto l’ intento che in ogni caso mi
prefiggo sempre di raggiungere è di concepire in veste universale.
Non posso tuttavia negare ci sia qualcosa di autobiografico, dal momento che
considero la scrittura un potente mezzo analitico per conoscere gli angoli più
reconditi di se stessi.

9. Quando o dove scrive?
In tutte le situazioni che colpiscono la mia sfera emotiva, specie se inducono
all’introspezione e suscitano dibattito interiore.
Dunque potrei dire nella “stanza dell’ispirazione”, nel luogo in cui essa possa essere
coltivata e poi colta.
Con molta modestia mi unisco alle parole di Fedor Dostoevskij: “Il poeta, quando è
rapito dall’ispirazione, intuisce Dio”.

10.Se dovesse consigliare 3 poesie che le piacciono particolarmente quali sarebbero?
Le tre poesie che consiglierei sono:
-”L’infinito” di Giacomo Leopardi per il suo volger all’incommensurabile
-“Prendi un sorriso” di Mahatma Gandhi per l’idea di condivisione ecumenica
-“Un bacio” di Edmond Rostand dal Cyrano de Bergerac per il delicato
romanticismo.

Ringrazio la scrittrice per la sua disponibilità e le auguro il meglio per il futuro!
Grazie per l'attenzione, buona giornata,
Francesca.

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