Ciao a tutti!
Oggi voglio rendere più piacevole
questo uggioso lunedì con il mio articolo!
Nella prima parte dell'articolo parlerò
della raccorta di poesie “Il carnevale della vita”, mentre nella
seconda parte ci concentreremo sull'autrice (Debora Cappa) e
l'intervista.
TITOLO: Il carnevale della vita
AUTRICE: Debora Cappa
GENERE: Poetico
PREZZO: 8 euro
BREVE COMMENTO:
Il carnevale della vita è una raccolta
di poesie che non possono non emozionarti.
Ogni poesia è ricca di figure che la
rendono “reale” e aiutano il lettore ad immedesimarsi e ad
emozionarsi.
Ho letto delle poesie in questa
raccolta che mi hanno davvero colpita e fatta innamorare ma anche
alcune non mi sono piaciute particolarmente (ovviamente è una cosa
soggettiva).
Non sono un'esperta di poesie e vado
molto a sensazioni ,oggi voglio consigliarvi quest'opera perché me
ne ha lasciate di positive.
VOTO:3/5
Chi è Debora Cappa?
Debora Cappa è
nata a Pescara,dove ha compiuto gli studi classici. Ha pubblicato
diverse raccolte di poesie tra cui “Il Carnevale della
vita”.Numerosi i premi ,gli attestati e i pregevoli riconoscimenti
della Critica.
Ecco a voi le
domande che ho fatto alla nostra autrice:
1. Perché ha
cominciato a scrivere?
Ho cominciato a
scrivere perché per me è sempre stato un bisogno ancestrale,
che mi ha
condotta ad esplorare le potenzialità racchiuse nell’uso della
parola
poetica. Esso si
è manifestato fin dalla più tenera età come incanto per racconti
sia
reali sia
fantastici.
Tale naturale
propensione è stata successivamente rafforzata dagli studi classici,
che
hanno
incentivato la mia passione per la letteratura greca e latina,
italiana e straniera
nonché per il
gusto del “bello” e dell’arte in genere.
2. Quando ha
deciso di voler diventare una scrittrice?
Ho deciso
quando ho sentito il bisogno di intraprendere un percorso
introspettivo,
che mi
permettesse di approfondire la conoscenza di me stessa, quindi degli
altri e di
ciò che ci
circonda, attraverso la consapevolezza acquisita del vivere.
A tal proposito
ricordo le parole di Arthur Rimbaud:”Il primo studio dell’uomo
che
vuole essere
poeta è la conoscenza di se stesso”.
Alla poesia mi
sono dedicata poi, in seguito al bisogno di esternare sensazioni e
riflessioni,
sentimenti e considerazioni, collocandoli dapprima in un percorso
introspettivo,
che ho voluto custodire gelosamente, senza condividerlo con nessuno.
Solo in una
seconda fase, dopo alcuni anni, mi sono lasciata convincere, aprendo
così
uno spiraglio
sul mio mondo interiore, a far conoscere pensieri in versi su
esperienze
vissute in modo
diretto ed indiretto.
Ho ritenuto che
la poesia fosse il modo migliore per farlo, in quanto essa è dotata
di
una particolare
immediatezza. In pochi versi infatti può racchiudere significati
profondi e
variegati.
Credo in
aggiunta che possa svolgere una funzione etica, restituendo la giusta
dignità
alle nostre
vite.
E’ per di più
talvolta pura evasione, rifugio all’incomunicabilità, che
attanaglia le
nostre
esistenze, visto che la solitudine, a mio parere, è il male del
secolo.
Scrivere versi,
a mio avviso, è come tentare di fermare in quell’attimo
l’indefinito
che fa brillare
d’eterno il finito e lambire così il ponte dell’
irraggiungibile.
3. Cosa
significa scrivere oggi, e cosa significava agli inizi?
Significa
scontrarsi con molte difficoltà e variabili, in quanto la poesia per
radicato
luogo comune è
spesso considerata ostica, datata, d’élite.
La società
odierna inoltre, superficiale, frivola, distratta da mille fatui
interessi, ci ha
fatto abituare
al culto dell’apparenza, all’ostentazione dell’esteriorità,
alla ricerca
della fama
immediata, alla mortificazione dell’essenza in nome di una
mercificazione
totalizzante,
una sorta di consumismo, che investe perfino i sentimenti e sembra
favorire un
livellamento culturale, un’atrofia del pensiero.
Significa
dunque, secondo me, essere animati da un misto d’incoscienza e
d’amore,
ancor più se si
compone in versi.
Si evince quindi
che la poesia è un genere penalizzato, mentre godono ovviamente di
maggiore fortuna
scritti d’intrattenimento leggero.
Ho potuto
riscontrare però interesse ed entusiasmo da parte di numerosi
giovani a
proposito dei
miei versi. I loro commenti mi hanno fatto veramente piacere e perciò
ritengo che la
poesia possa essere apprezzata nella giusta misura in un prossimo
futuro, mi
auguro non troppo lontano.
Se da una parte
dunque riscontro curiosità ed ammirazione dai lettori, dall’
altra,
anche a detta di
molti miei colleghi, le difficoltà spesso sono poste da certi
editori che
preferiscono
lucrare sui sogni degli autori e che infettano l’intero settore in
vari modi.
Anni di
esperienza per fortuna servono a non cadere in trappole, seppur
finemente
congegniate,
perfino travestite da seria editoria non a pagamento.
Le opere valide
inoltre non sempre vengono supportate, in quanto non usufruiscono
di un impianto
pubblicitario adeguato, che, seppur apprezzabile, tende ad essere
fagocitato da
tutto il resto.
4. Qual è il
suo pubblico ideale? A che lettore pensa quando scrive?
Non ho né
preferenze né preclusioni circa un ipotetico lettore, che spero si
lasci
guidare nel
cammino ideale dentro e fuori se stesso.
Il poeta potrà
essere ascoltato e capito, magari anche apprezzato, ma solo da chi
avrà
la tenacia e la
voglia di non farsi limitare, nel senso più ampio del termine.
Quando scrivo
dunque non penso ad una persona specifica, ma mi faccio trasportare
dall’ispirazione.
Tutto ciò che colpisce la mia sfera emotiva, ancor più se induce
all’introspezione,
diventa potenziale spunto per le mie composizioni poetiche.
L’ intento che
in ogni caso mi prefiggo sempre di raggiungere è di concepire in
veste
universale.
5. Il suo
scrittore o la sua scrittrice preferita/o?
Nella mia
libreria trovano sempre posto autori e specie poeti che per svariati
motivi
ammiro.
Sono attratta in
particolare dai poemi epici di Omero, dalle tragedie di Eschilo,
Sofocle ed
Euripide, dalla poesia virgiliana, dai Carmina di Catullo,
dall’elegia di
Ovidio, dai
sonetti di Dante e del Petrarca, dalle odi del Foscolo, dagli scritti
poetici
del Leopardi.
Non escludo di
certo il romanzo storico I Promessi Sposi del Manzoni, la cui prosa,
in molti passi,
è poesia vera e propria, le novelle ed i romanzi del Verga, le
liriche
dannunziane, i
testi di Pirandello ed ancora tante altre opere italiane e della
letteratura
francese come
quelle di Dumas padre e figlio,Victor Hugo, Émile Zola, Edmond
Rostand, inglese
in particolare quelle di William Shakespeare, George Byron, Mary
Shelley, Jane
Austen, Emily Bronte e Emily Dickinson, russa come i capolavori di
Fëdor
Dostoevskij, Lev Tolstoj e Anton Čechov.
6. Cos'è che
la ispira maggiormente quando scrive?
L’ispirazione,
per quanto mi riguarda, trae linfa vitale dalle emozioni e da tutto
ciò
che colpisce la
mia sensibilità, ancor più se induce all’introspezione.
Condivido
pertanto l’opinione di Edoardo Sanguineti:”Uno sguardo vergine
sulla
realtà: ecco
ciò che io chiamo poesia”.
Anche a mio
avviso la poesia della vita va riscoperta tramite la lente di
ingrandimento
della semplicità, dello stupore,della curiosità, dell’incanto.
La mia poetica è
molto personale, nasce dal desiderio di esprimere la mia essenza,
dalla necessità
di interagire e di comunicare liberamente.
Ho sempre
cercato di non ispirarmi a nessuno, considerando inarrivabili sotto
vari
aspetti gli
autori che ammiro.
La critica
tuttavia, con mio grande orgoglio, ha rilevato nelle mie liriche
paralleli con
Pindaro, Saba,
Ungaretti, Montale, Calvino. Mi ha definita quasi una pittrice
impressionista
non solo per le descrizioni paesaggistiche multiformi e variegate, ma
soprattutto per
gli imperscrutabili e mutevoli moti interiori dell’animo umano
minuziosamente
descritti.
La mia
connaturata propensione per l’arte inoltre mi porta da sempre ad
estendere
preferenze e
curiosità anche ad altri campi, quali quello della musica, della
pittura,
del teatro, del
cinema, della danza e della fotografia.
7. Tra le
poesie che ha scritto qual è la sua preferita?
Non c’è una
poesia in particolare a cui mi senta emotivamente legata in assoluto.
Le mie
preferenze variano di volta in volta, in base ai periodi, agli umori,
agli stati
d’ animo…
Al momento,
potrei tuttavia menzionare “Sfiorar l’Anima“ e “Pensieri”,
incluse
nella mia opera
prima “Il Carnevale della Vita”.
In un periodo
storico in cui precarietà e mercificazione imperano su tutto,
perfino sui
sentimenti,
vorrei potesse essere salvaguardato ciò che in essi c’è di divino
e di
eterno, per non
farci condurre all’autodistruzione globale.
Sfiorar l’Anima
La luna
appoggia
il suo
profilo
d’accecante
purezza,
sul mantello
blu notte,
che l’avvolge
in un
abbraccio
di protezione
infinita,
eterno
come solo
sa essere
il sogno
dell’ Amore,
quando sfiora
due anime
elette.
L’imperare oggi di leggi ciniche ed asettiche rende rischioso
pensare e dunque
rivelare una personalità nell’era dell’apparire e
dell’apparenza.
Pensieri
Quale
maschera,
dimmi,
ora vuoi che
indossi?
Quella del
compiacimento,
della gioia
o del dolore?
Magari del
rancore?
Eppur non
sono un attore!
Muovi, a tuo
piacimento, tra le dita,
con
soddisfazione infinita,
i fili d’un
burattino
costretto a
far la riverenza,
segno che
lusinga
la tua
potenza.
Ma
dei miei
pensier
non potrai
mai coglier
il profumo
della
libera
essenza.
8. Quanto c'è
di personale nelle sue poesie?
Non uso la
poesia per parlare di me stessa , in quanto l’ intento che in ogni
caso mi
prefiggo sempre
di raggiungere è di concepire in veste universale.
Non posso
tuttavia negare ci sia qualcosa di autobiografico, dal momento che
considero la
scrittura un potente mezzo analitico per conoscere gli angoli più
reconditi di se
stessi.
9. Quando o
dove scrive?
In tutte le
situazioni che colpiscono la mia sfera emotiva, specie se inducono
all’introspezione
e suscitano dibattito interiore.
Dunque potrei
dire nella “stanza dell’ispirazione”, nel luogo in cui essa
possa essere
coltivata e poi
colta.
Con molta
modestia mi unisco alle parole di Fedor Dostoevskij: “Il poeta,
quando è
rapito
dall’ispirazione, intuisce Dio”.
10.Se dovesse
consigliare 3 poesie che le piacciono particolarmente quali
sarebbero?
Le tre poesie
che consiglierei sono:
-”L’infinito”
di Giacomo Leopardi per il suo volger all’incommensurabile
-“Prendi un
sorriso” di Mahatma Gandhi per l’idea di condivisione ecumenica
-“Un bacio”
di Edmond Rostand dal Cyrano de Bergerac per il delicato
romanticismo.
Ringrazio
la scrittrice per la sua disponibilità e le auguro il meglio per il
futuro!
Grazie
per l'attenzione, buona giornata,
Francesca.